Spaghetti, penne, farfalle, rigatoni, linguine… e chi più ne ha, più ne metta! Vi siete mai chiesti perchè gli italiani consumino così tanti tipi di pasta?
Perchè la pasta per gli italiani è molto più che semplice cibo. La pasta è una filosofia di vita.
La pasta in Italia, un po’ di storia
La storia della pasta affonda le sue radici nel Mediterraneo, dato che già Romani, Greci ed Etruschi la conoscevano e consumavano: sappiamo infatti che nell’antichità era già diffusa un’antenata delle nostre lasagne, la “lagana”, composta da sfoglie di pasta farcite con carne o verdure e cotta in forno. Tuttavia, per un lungo periodo non si è parlato, anzi, scritto, di pasta e questo ha portato alla nascita di una curiosa leggenda secondo sui è stato in realtà Marco Polo a introdurre la pasta in Italia, importandola dalla Cina.
La realtà, però, è un’altra: sembra infatti che siano stati gli Arabi a diffondere l’uso della pasta nel Mediterraneo ed in Sicilia già nel 9° secolo. La pasta secca poi, adatta ad essere trasportata e conservata a lungo, grazie anche ai mercanti genovesi dalla Sicilia si è diffusa al resto d’Italia.
Proprio in Liguria e in Italia meridionale, quindi in zone ventilate e dal clima secco (che favoriva l’essiccazione) piano piano si è diffusa la produzione stessa della pasta secca, mentre nel resto d’Italia si manteneva la produzione della pasta fresca all’uovo.
La pasta come simbolo d’italianità
I primi condimenti per la pasta probabilmente oggi ci farebbero storcere un po’ il naso: di solito la pasta veniva cotta a lungo e condita poi con moltissimo formaggio e spezie, ma anche carne, uova, burro con zucchero e cannella. La svolta è arrivata nel ‘600 a Napoli, con l’introduzione dei pomodori: in quel periodo è stata creata, finalmente, la salsa al pomodoro, inseparabile compagna della pasta come la conosciamo oggi. Fino a quel momento, però, la pasta non era ancora cibo di massa. In questo senso il ‘600 è stato un periodo fondamentale: il Regno di Napoli era colpito da una grave carestia, non si consumavano più carne e pane, il popolo moriva di fame. La pasta era la soluzione: era più a buon mercato degli altri prodotti, perciò la popolazione ha iniziato a consumarla in grande quantità. Così la pasta, piatto povero, del popolo, è diventata simbolo di italianità. Nel bene e nel male.
Italiani “mangiamaccheroni”
La necessità di consumarla per sopravvivere, prima, e l’amore per la pasta, poi, hanno portato alla nascita di numerosi stereotipi e appellativi non troppo simpatici. I napoletani venivano infatti definiti già nel 18° secolo “mangiamaccheroni”, ma ricordiamo anche “macaroni” o “mangiaspaghetti”, usati per definire i nostri emigrati. Indimenticabile, purtroppo, anche la copertina della rivista tedesca “Der Spiegel”, su cui nel 1977 campeggiava un piatto di spaghetti con una pistola.
A un certo punto, addirittura gli stessi italiani hanno demonizzato la pasta, pensate! Nel manifesto futurista di Filippo Tommaso Marinetti si chiedeva “l’abolizione della pastasciutta, assurda religione gastronomica italiana”, perchè trasmetteva un’immagine dell’Italia troppo pigra e apatica.
Insomma, povera pasta e poveri italiani!
Un amore senza fine (ma con qualche regola)
Per concludere, possiamo dire che è proprio grazie alla sua semplicità, alla convenienza, alla tradizione che la accompagna, che la pasta ci ha conquistati. Lo dimostrano i numeri e non solo: risulta infatti che nel 2021 il consumo di pasta per un italiano è stato di circa 23 chilogrammi in un anno! Inoltre, nel 1998 è stato addirittura creato il World Pasta Day, forse massima dichiarazione d’amore racchiusa in un giorno speciale, dedicato alla pasta in tutte le sue forme. Il binomio “italiani e pasta” è perciò per noi motivo di orgoglio: siamo consapevoli di avere un prodotto di qualità, sano e ormai amato anche all’estero.
Tuttavia, come in ogni storia d’amore che si rispetti, ci sono regole che vanno rispettate: attenzione al formato della pasta e alla sua trafilatura (diversa in base al materiale usato, ad esempio bronzo o teflon). Questi sono elementi fondamentali per decretare il corretto abbinamento pasta-condimento, un’alchimia che per ogni italiano è alla base del buon mangiare.
Perciò, attenti! Pensateci bene prima di abbinare, ad esempio, fusilli e cime di rapa. 😉